Strategie SEO – Comprendere il Search Intent

07 Dicembre 2022

Quando si progetta un contenuto per blog, sito o post social, la ricerca delle parole chiave è il passo fondamentale per indirizzare tutto l’andamento del testo.

A livello di digital marketing, infatti, l’obiettivo reale di un contenuto, oltre a quello di informare, divulgare e far conoscere alle persone l’argomento di interesse, è ottenere più visualizzazioni.

Per rendere possibile tutto ciò, i testi debbono contenere le parole chiave in riferimento ad un dato argomento, ovvero, quelle parole che vengono utilizzate dagli utenti per la ricerca sul web.

L’algoritmo dei motori di ricerca assegna un punteggio più alto e, di conseguenza, una posizione migliore all’interno della classifica SERP a quei contenuti che sono ben scritti, attenti alla SEO e che presentano al loro interno un buon numero di keyword relative all’argomento trattato.

Potrebbe sembrare un discorso complesso ma, in realtà, si riduce tutto alla capacità di riuscire ad interpretare quelle che sono le volontà degli utenti quando effettuano una ricerca su internet.

Come dicevamo, il primo passo per creare un contenuto è quello di fare keyword research e trovare tutte le parole chiave legate all’argomento di riferimento ma, stilare una lista di parole chiave non è sufficiente se non si comprende qual è il loro utilizzo migliore.

Il search intent è uno degli step più importanti per arrivare a definire una strategia SEO davvero efficace e permette di costruire contenuti che “piacciono” all’algoritmo, in modo da soddisfarne tutti i requisiti e avere una visibilità maggiore.

In questo articolo andremo ad analizzare cos’è il search intent e dove posizionare le keyword all’interno di un testo.

Strategie SEO – Comprendere il Search Intent

Che cos’è il Search Intent

Sotto il termine “search intent” (intenzione di ricerca in italiano) rientrano diverse definizioni. Alcuni esperti parlano di necessità, mentre altri di bisogni e, in alcuni casi, il termine è utilizzato per indicare la ricerca di un desiderio.

In ogni caso, si tratta dell’obiettivo dell’utente nel momento in cui apre un browser e digita una richiesta all’interno del box di ricerca.

Prima abbiamo elencato diverse parole con cui si potrebbe dare una definizione di search intent ma, in realtà, tutti quei termini possono essere compresi l’uno dentro l’altro poiché l’obiettivo di ricerca può nascondere una necessitò, così come un desiderio o un bisogno.

Si tratta di une degli elementi più spinosi da analizzare all’interno del processo di ottimizzazione della SEO ed è davvero difficile comprenderlo con certezza.

Ad esempio, per quale motivo un utente cambia la sua richiesta, indicata nel linguaggio informatico con il termine Query, subito dopo averla digitata?

È insoddisfatto dei risultati perché vuole qualcosa di più specifico? Oppure è cambiata proprio tutta la search intent?

Inoltre, bisogna considerare anche quante persone utilizzano la stessa Query con intenzioni differenti (ad esempio una persona può digitare “volo aereo X-Y” per cercare i biglietti mentre un’altra per conoscere la rotta) e quanto capisce realmente un motore di ricerca rispetto alle intenzioni di una frase.

Per tutti questi motivi, l’analisi della search intent è davvero molto complessa ma, esistono diversi passaggi per renderla meno complicata.

Strategie SEO – Comprendere il Search Intent

Search Intent: come analizzare le tipologie di ricerca

Uno dei metodi più efficaci per utilizzati dai professionisti SEO per comprendere l’intenzione di ricerca, è quello di analizzare sia le keyword che le Query identificate durante la Keyword Research.

Infatti, una volta eseguita la KW research, la prima operazione che si tende a fare è quella di suddividere KW e Query fra 3 macro-gruppi universalmente accettati, ovvero: transazionale, informativo e navigazionale.

Query Transazionali

Quando si parla di Query transazionali si fa riferimento a quelle keyword che sembrano manifestare un’intensione di ricerca legata all’acquisto di prodotti o servizi da parte di un utente.

Insomma, la ricerca di qualcosa che non va compreso ma acquistato. Questa analisi si deduce direttamente dalla classifica SERP generata dall’intensione di ricerca. Per fare un esempio pratico, se si scrive su un browser “letti a castello” la SERP produrrà annunci di shopping, ricerche correlate quasi esclusivamente a marchi di arredamento etc.

Query Informative

In linea di massima, questo tipo di Query indica un’intensione rivolta alla ricerca di informazioni. In questa macrocategoria sono comprese keyword legate al mondo dei tutorial, delle guide o legate a confronti e recensioni.

In realtà, rispetto a questi ultimi due aspetti, si parla più che altro di Query di indagine commerciale. Ad ogni modo, l’obiettivo primario rimane quello di informarsi piuttosto che di procedere con un acquisto.

Tutto ciò si deduce, come al solito, dalla classifica SERP che produrrà risultati organici totalmente informativi, quantità di annunci shop molto limitata e l’inserimento di indicazioni come immagini, news e video.

Query Navigazionali

L’ultimo elemento di questa macro-distinzione è riservato alle ricerche impostate sui brand.

Rientrano in questo gruppo quelle Query che associano ad un prodotto, servizio o informazione anche il nome del sito o del brand che l’utente vuole raggiungere.

Ad esempio, se l’utente vuole acquistare qualcosa Amazon, la Query di ricerca sarà impostata come “prodotto X Amazon”.

Una delle cose più importanti quando si interpreta un search intent è quella di non confondere mai una Query navigazionale con un transazionale.

Se un utente digita “Smartphone Apple” si tratta di transazionale o navigazionale? Ovvero, l’utente sta cercando di comprare un telefono su Apple store o si accontenta di qualsiasi rivenditore che abbia quel marchio?

Strategie SEO – Comprendere il Search Intent

Come associare Keyword e Search intent

Dopo aver visto come riconoscere la tipologia di Query tra informativa, navigazionale e transazionale vediamo come riconoscere quando un termine è più o meno in linea con gli obiettivi.

Con il termine keyword si fa riferimento a delle parole generiche che, se private di un contesto, non assumono nessun significato.

Pensiamo ad esempio quale potrebbe essere la risposta della SERP se digitiamo la parola “telefono”.

Questo termine appartiene ad un milione di search intent diversi, da chi è interessato a capire quando è stato inventato il telefono, a chi vuole acquistarne uno, fino ad altre informazioni generiche.

Insomma, una keyword in genere non ha un Search intent definito e, se viene a mancare il contesto, causa spesso una frammentazione dei risultati della SERP che riduce gli spazi disponibili.

Rimanendo sull’esempio del telefono, se un’azienda che si occupa di telefonia puntasse tutto su quella keyword, si verrebbe a scontare con la prima e seconda pagina di SERP (almeno) occupata da risultati di siti molto autorevoli.

Per avere un’idea di quanto detto, provate a digitare telefono sulla barra di ricerca e, una volta uscita la classifica SERP, individuate la posizione di Apple.

Tutto ciò, per un’azienda che punta sul Digital marketing per i processi di conversione, risulta in uno spreco di risorse e di budget.

Per cui, al fine di ottimizzare correttamente tutti i processi SEO, è necessario inquadrare la tipologia di Query legata ad un determinato argomento, scegliere delle keyword specifiche e monitorare le SERP nel tempo.

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