Le strategie di web marketing utilizzate per i brand sono suddivise in base alle caratteristiche di un'azienda e sono adatte a diversi momenti, come quelle da attuare alla nascita di un brand per farlo conoscere, quelle per aumentare il tasso di conversione e i ricavi e, quelle da mettere in campo quando l’azienda ha assunto un’identità all'interno del mercato, come la brand equity.
In realtà, più che di strategie di marketing sarebbe il caso di parlare di una posizione di consolidamento all'interno del mercato. La brand equity, infatti, è un asset intangibile dell'azienda, strettamente legato al grado di notorietà del brand, poiché questa corrisponde all'effetto che il relativo riconoscimento può avere sulla percezione di un prodotto.
Durante tutto il suo percorso di crescita, come è facile intuire, un'azienda attraversa diverse fasi, da quelle iniziali in cui il web marketing deve supportare il brand nella crescita e nell’affaccio verso il grande pubblico, a quelle in cui il target diventa più mirato e prodotti e servizi sono riconosciuti attraverso il nome di un brand e non il contrario.
È proprio qui che fa il suo esordio la brand equity, quando l'insieme di pensieri e sentimenti e valori associati al brand, che si vengono a formare nella memoria del cliente target durante il tempo, influenzano le scelte d'acquisto di quest'ultimo.
Vediamo, allora, cos'è nello specifico la brand equity, qual è la sua valenza a livello della percezione di un brand e i principali modelli di analisi del valore di una marca.
Nel glossario del marketing, la brand equity, anche nota come valore di marca, dipende dalla percezione che i consumatori hanno di un brand e dal rapporto che essi instaurano con l'azienda nel tempo.
Si tratta, dunque, della capacità di una marca di orientare la scelta d'acquisto, non sulla base delle caratteristiche tangibili o della qualità dei prodotti, ma sulla base del riconoscimento, della conoscenza del marchio e di tutte le associazioni che vengono fatte con esso da parte dei clienti.
In parole povere, è il sunto di tutte le attività di marketing che hanno accompagnato il brand dalla sua nascita fino al consolidamento sul mercato, e dipende da ognuna di esse.
La brand equity, o patrimonio di marca, si fonda su delle caratteristiche intangibili che possono essere raggruppate in 5 categorie:
La brand equity può portare un valore aggiunto all'azienda, oppure sottrarlo, nella misura in cui tutti questi asset intangibili contribuiscono a interpretare, elaborare e immagazzinare grandi quantità di informazioni su prodotti e marchi, generando delle associazioni che possono essere positive o negative.
Insomma, le associazioni che i consumatori fanno con un determinato brand possono determinare la scelta d'acquisto, la qualità percepita del brand e dei suoi prodotti e la customer experience.
Le aziende con una brand equity molto positiva possono trarre vantaggio dal valore di marca perché i consumatori sono disposti a pagare di più per quel prodotto, oppure scegliere un determinato prodotto rispetto ad un altro offerto da un brand rivale, esclusivamente per il valore di marca.
Il concetto di brand equity, nel tempo, ha assunto una duplice valenza, riferendosi tanto al valore finanziario di un prodotto dovuto al brand, quanto all'effetto che la conoscenza del brand determina sulla risposta del consumatore alle iniziative di marketing del brand.
Per valutare il valore della marca è possibile utilizzare diversi modelli tra cui, uno dei più affidabili e sicuramente il DAD framework, che individua nella Diffusione, nell'Affidabilità e nella Differenziazione i fondamentali fattori di successo di un brand. Più nello specifico:
All'interno di questa materia, ovvero la valutazione della brand equity, sono essenziali tre aspetti fondamentali della psicologia umana, che riguardano l'area cognitiva, l'area esperienziale e l'area fiduciaria.
Così come per la sua valutazione, anche per gestire e migliorare la brand equity è possibile usufruire di modelli diversi tra cui, i più affidabili sono quello suggerito da Aaker o quello suggerito da Keller.
In ogni caso, tralasciando quale modello si sceglie di seguire, per migliorare la brand equity è importante fare affidamento su determinati punti in comune, tra cui:
Insomma, i clienti fidelizzati instaureranno un circolo virtuoso di passaparola che suggerirà ad altri potenziali clienti la credibilità del marchio, la qualità dei prodotti e la superiorità rispetto ai competitor.
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