La Search Engine Optimization è un campo in continua evoluzione dove, ogni giorno, nuove tecniche e strategie prendo il posto di attività SEO inutili e vecchie, in modo da rimanere al passo con il miglioramento e la capacità comprensiva degli algoritmi di analisi dei motori di ricerca.
Come in praticamente tutti gli ambiti dell’informatica e del mondo digitale, anche all’interno del mondo SEO i cambiamenti sono rapidi e rivoluzionari e, il compito di un bravo SEO specialist è quello di rimanere sempre aggiornato e intercettare o, addirittura, prevedere quali saranno le nuove linee guida all’interno dell’ottimizzazione.
A tal proposito, il concetto che molto spesso viene sottovalutato purtroppo dagli addetti ai lavori è che ogni variazione nel metodo di analisi dei crawler di Google o altri motori di ricerca imprime una variazione importante anche nel modo di pensare, sviluppare e costruire la parte di copy riservata a contenuti o siti web.
Difatti, se andiamo ad analizzare la differenza su come veniva strutturata l’ottimizzazione alla nascita del digital marketing e quella attuale, ci rendiamo subito conto come alcune strategie utilizzate, e abusate in passato, oggi non sono più valide e, anzi, rischiano proprio di essere dannose per l’indicizzazione di un contenuto, una pagina o un sito web nella classifica SERP dei motori.
Come ben sappiamo, per raggiungere gli obiettivi di marketing prefissati occorre un’ottimizzazione dei contenuti quasi perfetta, che segua le line guida dei motori, in modo da ottenere un ranking più alto.
Per cui, andiamo a vedere quali sono le attività SEO inutili, obsolete e che penalizzano il punteggio di un contenuto web.
Tornando un po' agli inizi dell’ottimizzazione dei contenuti, uno dei modi migliori per ottenere un alto ranking era quello di individuare le parole chiave legate all’argomento e ripeterle il più possibile all’interno del testo.
Leggenda narra che agli albori della nascita della SEO, i copywriter nascondevano all’interno del testo le parole chiave in bianco o su sfondo bianco.
Oggi, sebbene la keyword research sia ancora uno dei fattori più importanti, fare keyword stuffing, ovvero abbondare con le parole chiave, non dà più nessun vantaggio tangibile.
I motori odierni hanno una capacità di comprensione del testo enorme rispetto ai loro antenati, e i loro crawler non valutano positivamente un testo carico di keyword, anzi, tendono a penalizzarlo considerandolo di scarsa qualità.
Come detto, la ricerca delle parole chiave resta fondamentale per fare SEO e inbound marketing ma, il risultato delle analisi di questi termini deve essere utilizzato per comprendere meglio l’intento di ricerca dell’utente e, di conseguenza, per realizzare contenuti che rispondano esattamente al search intent.
Quindi, oggi, fare keyword stuffing è tra le attività SEO inutili e dannosi, ed andrebbe proprio evitata.
Proseguendo nell’individuazione delle attività SEO inutili, non possiamo non menzionare la qualità e la semantica dei contenuti web.
Tornando indietro nel tempo, era molto facile trovare tra i primi posti della SERP, testi dal lessico totalmente meccanico, che erano anche piuttosto incomprensibili per gli utenti umani.
Difatti, inserire parole chiave a forza negli H1 o gli H2, e in tutte le frasi possibili e immaginabili, era abitudine comune ma ciò, portava alla scrittura di contenuti davvero illeggibili.
Come detto, la capacità di comprensione degli algoritmi odierni è davvero molto ampia e, scrivere un contenuto ripetendo sempre le stesse parole o infilandole a forza all’interno del testo non viene percepito affatto bene.
In un certo senso, è come se vi trovaste a parlare con una persona che ogni 5 parole ne ripete una uguale. Il risultato è abbastanza scontato.
La linea guida seguita dai copywriter moderni è quella di scrivere contenuti in modo più naturale possibile, cercando di dare agli utenti informazioni di qualità nel modo più efficace possibile.
Ciò non significa che debbano venire meno alcuni principi fondamentali e, in ogni caso, un contenuto dovrebbe essere sempre SEO friendly e contenere fattori importanti come title e description accurate, tag etc ma, per “piacere” ai motori è necessario evitare attività SEO inutili e controproducenti.
Insomma, scrivere per il lettore umano, senza però dimenticare le regole di chi porta un determinato contenuto sotto i suoi occhi.
Può un’ottimizzazione maniacale rientrare tra le attività SEO inutili?
Ovviamente si, specie se questa è fatta sulle ancore dei link. Inserire all’interno di un contenuto link interni o esterni con criterio è una pratica che migliora la user experience, ed è considerata una caratterista di qualità dai motori.
Tuttavia, è importante scegliere bene la anchor text dove posizionare questi link. In genere, questa ancora può essere generica, branded, nuda, a corrispondenza parziale o a corrispondenza esatta.
Proprio quest’ultima, al giorno d’oggi, viene considerata una tra le attività SEO inutili, specialmente se utilizzata in maniera eccessiva. Se in passato l’esatta ancora era premiata da Google (proprio per il discorso dell’inserimento di molto keyword), oggi il motore predilige e assegna benefici in termini di ranking a testi più naturali.
Le parole su cui si clicca per andare ad un altro contenuto devono far intuire la meta e dare una risposta implicita alla query, ma non debbono essere fuori contesto o totalmente avulse dal testo stesso.
Un collegamento deve essere utile all’utente, deve incuriosirlo, deve dare risposte ma non deve “poggiare” su un anchor text totalmente forzato.
In ultimo, tra le attività SEO inutili, spicca la consuetudine di puntare tutto su un dominio a corrispondenza esatta.
Scegliere un dominio corrispondente in maniera pedissequa alla keyword per cui si voleva scalare la classifica SERP era uno degli assi nella manica più utilizzati dai SEO specilist in passato.
Un dominio a corrispondenza esatta è semplicemente un nome identico o, quasi identico, ad una frase digitata sul motore di ricerca. Ad esempio, se la query di ricerca fosse “di cosa si occupa SEOM”, il suo dominio a corrispondenza esatta sarebbe “di cosa si occupa SEOM” o simili.
Inserire la parola chiave all’interno dell’URL non è un errore intendiamoci, ma questa non deve confondere l’utente né, tantomeno, il crawler del motore di ricerca.
Il dominio a corrispondenza esatta non è più utile per classificare una pagina o un sito al primo posto ma, anzi, è addirittura penalizzante perché Google ha imparato, grazie alla sua evoluzione, che questo parametro non è efficace per capire se i contenuti del sito sono di qualità o no.
È buona norma scegliere un dominio contenete il brand, che si descrittivo, breve, comprensibile piuttosto che una corrispondenza esatta poiché, questa viene considerata tra le attività SEO inutili e dannose.
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